Il lavoro si trasforma e ancora non si sa come sarà. Sappiamo che sarà diverso, che sarà più digitale e che imporra percorsi di aggiornamento continuo. Sappiamo anche che per larga parte sarà lavoro povero. Ma sappiamo anche che il lavoro resta l’unica fonte di identità sociale e di redistribuzione del reddito generato dalla crescita e dallo sviluppo.
Il lavoro sicuramente va letto con paradigmi nuovi, ma resta il fatto che dopo la pandemia i problemi che già conoscevamo restano tutti ancora irrisolti, a partire dai livelli di disoccupazione che con il Covid-19 sono aumentati, a partire dalla disoccupazione dei giovani e delle donne. La festa del lavoro di oggi è la festa del lavoro che si trasforma, la più grande minaccia e la migliore delle opportunità per un paese traumatizzato dalla pandemia che ha causato 130 mila morti, 100 mila già a marzo 2021, ma che dopo un anno e mezzo di resistenza ha bisogno di futuro e di lavoro.