Anche se piano e con moderazione, dopo un anno e mezzo di pandemia e nel pieno di una campagna vaccinale senza precedenti nella storia dell’umanità. La data sembra simbolica, il 25 Aprile aprile è la festa della Liberazione dal regime fascista dopo una Resistenza durata due anni nell’Italia della seconda guerra mondiale. Il 26 aprile del 2021 è la data della ripartenza, dopo una resistenza alla pandemia scandita da chiuse e Lockdown e una crisi sociale ed economica drammatica per una larga parte della società.
La pandemia ha bruciato un milione di posti di lavoro, ha aumentato il numero dei poveri, ha aggravato le disuguaglianze sociali e le distanze tra i territori. Ha causato più di 130 mila morti accertati. Ha congelato le nascite in un paese già vecchio e in crisi di natalità. Il Covid ha inoltre accelerato le dinamiche della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica facendone emergere gli effetti “collaterali”, dalla sostituzione del lavoro dell’uomo con quello delle macchine alla polarizzazione progressiva del mercato del lavoro e all’aumento delle disuguaglianze sociali.
La pandemia ha cambiato il modo di lavorare e di studiare, di consumare e di stare assieme. La resistenza alla pandemia, e i successivi tentativi di resilienza, oggi hanno portato alla ripartenza, con criterio e ancora molte limitazioni, ma pure sempre alla ripartenza. La nuova normalità è tutta da scrivere, difficile pensar che si possa tornare indietro come se niente fosse successo. Meglio immaginare un futuro che faccia tesoro dell’esperienza con cui abbiamo convissuto e provare a disegnare modelli nuovi e più sostenibili per tutti.