L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, anche se oggi il lavoro non è più quello di una volta, non è più per sempre e non sarà sempre lo stesso per tutta la vita. Eppure, per quanto il lavoro non sia più garantito o sicuro, resta l’unico sistema che conosciamo per garantire alle persone autonomia autostima e ruolo sociale.
Una società dove il lavoro non c’è o non si trova è una società che produce povertà e nuovi poveri. La cura del lavoro sta a significare che le persone sono cittadini liberi ed hanno diritti reali, se lavorano. Conviene a tutti aiutare chi non ha questa opportunità a trovare una occupazione, proprio perché dal lavoro dipende la crescita della persona e di conseguenza di tutta la comunità.
La sfida del lavoro
Il “lavoro”, finita l’emergenza sanitaria, sarà la priorità nei prossimi anni: la pandemia ha cancellato nel 2020 in Italia un milione di posti di lavoro e ha aumentato il numero dei poveri e degli esclusi. La cura del lavoro per noi equivale a prendersi cura di chi è rimasto indietro, o di chi deve incominciare a progettare la sua carriera lavorativa. Proprio a partire dai più giovani, le generazioni future a cui l’Europa dedica il grande piano di finanziamenti per la ripartenza. In un paese in cui il 30% dei giovani non studia e non lavora la partita dell’occupazione e della formazione è la prima delle sfide che il paese deve affrontare a partire dai prossimi mesi.